Comprendere i nuovi modelli organizzativi

Il lavoro lo sa una profonda mutazione questi ultimi anni. La colpa è da ricercare in parte dal lato di la trasformazione digitale delle aziende e più in generale la digitalizzazione dell'economia e delle relazioni sociali. L'azienda difficilmente può funzionare sugli stessi modelli con un contesto competitivo esacerbato che richiede innovazione, agilità, reattività.

Sono finiti i giorni in cui la produttività è stata misurata dal numero di attività ripetitive eseguite (anche se alcuni settori operano ancora con questo modello). Oggi, aumentare le competenze è al centro delle strategie HR. Abilità per responsabilizzare i dipendenti nel loro lavoro per raggiungere i loro obiettivi.

Anche se il taylorismo nelle aziende non è così lontano (e ancora molto presente nei… servizi), le organizzazioni stanno cambiando. Per prova basta osservare la nascita del lavoro collaborativo.

L'emergere di nuovi modelli organizzativi

Diversi modelli offrono una revisione totale (o parziale) dell'organizzazione del lavoro e del sistema di gestione:

  • impresa 2.0: enfasi sul lavoro collaborativo e sulla condivisione per una maggiore efficienza e agilità.
  • il metodo ROWE: viene rivista l'unità di misura del lavoro. I dipendenti sono liberi di organizzare il proprio orario di lavoro. La remunerazione non è più basata sulla tariffa oraria ma sul risultato.
  • la società rilasciata: il concetto si basa sulla rimozione della piramide gerarchica trasmettendo il potere decisionale ai dipendenti
  • olocrazia: anche qui il potere è affidato ai dipendenti. Questo modello va oltre mettendo in discussione l'esistenza dei servizi: vengono sostituiti da circoli formati da collaboratori. Ognuno ha uno o più ruoli identificati. I membri di una cerchia condividono lo stesso obiettivo
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